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GOM di Reggio Calabria: Day-Hospital e ambulatori della Radioterapia convertiti a tempo record in un centro per l’esecuzione tamponi sui pazienti oncologici

21 Maggio 2020


Fonte: Gazzetta del Sud

 
 
                                        SCREENING? RESTA FONDAMENTALE
 
Day-Hospital e ambulatori della Radioterapia convertiti a tempo record in un centro per l’esecuzione tamponi sui pazienti oncologici
«Speriamo davvero che la Regione possa potenziare il personale medico, tecnico e infermieristico»

 

 

 

 

 

 

Il processo di riorganizzazione ospedaliero continua ad essere una sfida importante anche per quei pazienti che si sono trovati ad affrontare patologie di grande impatto sia fisico che emotivo, quali quelle neoplastiche.

«All'inizio della seconda fase, dopo i duri momenti del lockdown, il Gom è riuscito a fornire risposte efficaci - assicura il direttore Dipartimento oncoematologico e radioterapico, Said Al Sayyad - e in questo l'Unità operativa che dirigo ha prodotto un impegno importante. In particolare, i locali del Day-Hospital e degli ambulatori-prime visite della Radioterapia sono stati convertiti a tempo record in un centro per l'esecuzione dei tamponi dei pazienti oncologici potenzialmente afferenti non solo al mio reparto, ma anche alle altre unità operative cliniche del Dipartimento, quali l'Oncologia medica e l'Ematologia».

Pertanto, resta sempre fondamentale il percorso di screening?

«Assolutamente sì. Il percorso ha riguardato i pazienti oncologici con necessità di eseguire esami radiologici funzionali alla stadiazione della loro condizione, come Tac, Risonanza magnetica e Pet. Ciò ha consentito ad una sottopopolazione immunologicamente un po' più esposta come quella oncologica di avere un percorso di screening Covid separato rispetto a quello della popolazione generale, ottemperando a criteri di sicurezza prioritaria. Mi sono occupato personalmente dell'esecuzione dei tamponi - dice il primario - per i nostri pazienti perché, come dico sempre ai miei collaboratori, nei momenti di difficoltà chi dirige ha in prima istanza il compito di fornire un esempio. Ringrazio per la buona riuscita dell'iniziativa la Direzione sanitaria, il mio personale, con una particolare menzione per la coordinatrice infermieristica Maria Concetta Borgese, che si è prodotta in uno sforzo organizzativo notevole; la direzione strategica con il commissario straordinario Fantozzi; il direttore sanitario Foti e il direttore di presidio Antonino Verduci».

Un passo indietro alla prima fase della pandemia con la distinzione, da parte di vari esperti, di morti da coronavirus e morti con il coronavirus.

«Credo che in questa triste classificazione sia corretto anche menzionare una terza sottoclasse: i morti per il coronavirus. A quest'ultimo raggruppamento - rilancia il primario - potenzialmente appartiene tutta quella categoria di pazienti oncologici che si sono trovati ad affrontare le fasi iniziali della loro condizione o la prosecuzione delle cure già intraprese in concomitanza con lo scoppio della pandemia».

Dunque, l'attività clinica della Radioterapia è continuata senza sosta?

«Abbiamo realizzato una ottimizzazione dei tempi di accesso in reparto con una suddivisione scaglionata dei pazienti alle sale di trattamento corrispettive alle due apparecchiature di radioterapia; un utilizzo attento e ragionato della telemedicina; e, seguendo il trend delle società scientifiche internazionali della nostra disciplina, il ricorso a schemi di terapia che noi definiamo ipofrazionati sono stati caratterizzati da una equivalente dose tumoricida con un numero di sedute ridotto. L'implementazione di questi schemi è stato il frutto di un grande lavoro congiunto con l'Unità operativa di Fisica sanitaria diretta da Giuseppe Sceni».

C'è anche un aspetto importante in questa epidemia. La ridotta possibilità di spostamenti verso le regioni del Nord, epicentro del coronavirus, ha creato un inevitabile blocco del flusso di migrazione sanitaria e riavvicinato l'ospedale e la città.

«Diversi pazienti si sono trovati, in un certo senso, a rivolgersi in modo obbligato alla nostra struttura e li abbiamo conquistati con un mix di professionalità ed empatia. Ricordo, in particolare, il paziente calabrese - riferisce Said Al Sayyad - in lista per trapianto di fegato all'ospedale le Molinette di Torino, che si è rivolto a noi per un delicato intervento di radioterapia stereotassica per due noduli residui di epatocarcinoma. Siamo stati capaci di offrirgli una terapia allo stato dell'arte utilizzando una tecnica di controllo del respiro associata all'erogazione della dose in modalità ultra-rapida grazie a dei fasci definiti Flattening Filter Free. Il trattamento della patologia oncologica epatica primitiva e metastatica è ormai per noi una prassi consolidata insieme alla Radiochirurgia stereotassica sia intracranica che extra-cranica. Inoltre, durante il lockdown, ci siamo concentrati come dipartimento Onco-Ematologico sulla pubblicazione di diversi studi scientifici».

Esiste una via calabrese per una buona sanità?

«Può essere anche questa la grande eredità del Covid-19. Perché ogni crisi - conclude il direttore del Dipartimento - può rappresentare un volano per il cambiamento. Abbiamo dimostrato con i fatti di saper reagire e di essere nelle condizioni di erogare terapie di eccellenza. La mission del mio reparto è di confermarsi non la soluzione più semplice, ma la soluzione che viene scelta con serenità e convinzione. E speriamo davvero che la Regione possa potenziare il personale medico, tecnico e infermieristico per azzerare la lista d'attesa e ridurre il fenomeno della migrazione sanitaria».