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Il GOM adotta tecniche innovative che consentono di salvare la vita

09 Ottobre 2020


 

Fonte: Gazzetta del Sud dell'8 ottobre

 

Le procedure messe in campo dalla sinergia di tre divisioni

Tre tempi per l'operazione che ha coinvolto i medici di chirurgia vascolare, cardiologia e cardiochirurgia

 

L'assetto organizzativo del Grande Ospedale Metropolitano ha dato prova di una concreta ed efficace intesa multidisciplinare fra figure specialistiche differenti ed eterogenee dal punto di vista operativo di fronte ad una patologia ad esordio improvviso e fatale nel suo decorso. Così, un intervento salva-vita si risolve positivamente grazie a tre tempi distinti e a tre differenti procedure che hanno coinvolto più figure professionali nei processi assistenziali e chirurgici, afferenti alle Unità operative di chirurgia vascolare, cardiologia e cardiochirurgia, guidate rispettivamente da Pietro Volpe, Frank Benedetto e Pasquale Fratto, con l'ausilio degli anestesisti e cardioanestesisti con a capo Sebastiano Macheda e Rossella Scappatura.

«I tre interventi sono stati eseguiti a distanza di pochi giorni l'uno dall'altro ed attuati con tecniche particolari al fine di ridurre il rischio di morte correlato all'intervento stesso. La malattia ha interessato una paziente colpita da una grave affezione dell'aorta toracica e addominale, ossia quell'albero vascolare da cui nascono tutti i rami che portano sangue agli organi vitali, dal cuore all'intestino», spiega il primario Pietro Volpe che aggiunge: «Il quadro patologico di questa malattia, rapido e terribile nella sua evoluzione acuta, è caratterizzato da elevata mortalità non solo spontanea ma anche in corso di intervento chirurgico tradizionale. Per questo motivo, si è deciso di procedere alla correzione mediante trattamento endovascolare, più precisamente ibrido in una prima fase, e tradizionale in un secondo momento».

Dunque, un intervento estremamente complesso, condotto con maestria, in tempi ravvicinati con la piena collaborazione di tutte le figure professionali afferenti al Dipartimento Cardio Toraco Vascolare oltre agli anestesisti diretti dal dott. Macheda.

Aggiunge Volpe: «Questo caso particolarmente complesso e gestito con razionalità e competenza da più professionisti è una ulteriore testimonianza di come la nostra Azienda ospedaliera sia sempre pronta ad affrontare sfide estremamente complesse che si superano solo con la collaborazione, lo spirito di corpo e la condivisione di competenze ed esperienze. Se l'intervento fosse stato eseguito in un solo tempo - spiega ancora il primario di chirurgia vascolare-, molto probabilmente la paziente non sarebbe sopravvissuta allo stress chirurgico, né un solo specialista sarebbe stato in grado di affrontare tutte le criticità che il caso presentava».

Questo evento, risoltosi favorevolmente, offre molti spunti di analisi. «La collaborazione fra differenti figure professionali di elevata competenza rappresenta sicuramente la risposta alla migrazione passiva della nostra gente verso altri lidi di cura, ma ci fa riflettere anche sul fatto - osserva Volpe -, che la tecnologia sta cambiando radicalmente i processi di cura e soprattutto quelli chirurgici. La società vive, oggi, una profonda crisi economica aggravata spaventosamente dal Coronavirus, ma è pur vero che senza la ricerca e l'investimento in tecnologie funzionali alla terapia chirurgica, oltre che alla diagnosi, i risultati non potranno certamente essere soddisfacenti in termini di risultati».

Quindi la tecnologia e la multidisciplinarietà rappresentano due direttrici chiave in termini di risposte concrete da parte della sanità ai pazienti. Una combinazione coniugata alle autorevoli professionalità del territorio con cui tentare di ridurre il fenomeno dell'emigrazione sanitaria.