Ultima modifica: 05 Giugno 2024
Responsabile: Dott. Corrado Mammì
Genetista medico, coordinatore regionale malattie rare Regio Calabria
N.b.: Si comunica che da lunedì 19 giugno 2023, la segreteria e i laboratori della U.O.S.D. Genetica Medica sono stati trasferiti al presidio "Morelli" (di Viale Europa), blocco C, piano 1°.
I referti dovranno essere ritirati, con le precedenti modalità, dal lunedì al venerdì, dalle ore 9.00 alle ore 10.30, e nei pomeriggi di lunedì e mercoledì, dalle ore 14.00 alle ore 15.00.
CARTA DEI SERVIZI DELLA GENETICA MEDICA |
PERSONALE
Dott.ssa Irene Eliana Bova, Dirigente biologo
Dott.ssa Maria Concetta Cannatà, Dirigente biologo
Dott.ssa Marianna Covello, Dirigente biologo
Dott.ssa Girolama Casile, Dirigente Biologo
Dott.ssa Maria Grazia D’Errigo, Dirigente biologo
Dott.ssa Rossana Bumbaca, Tecnico Sanitario di Laboratorio Biomedico
Dott. Giuseppe Cosoleto Repaci, Tecnico Sanitario di Laboratorio Biomedico
Dott.ssa Maria Lucia Fiorentino. Tecnico Sanitario di Laboratorio Biomedico
Dott.ssa Ada Bianca, infermiera professionale
Dott.ssa Gaetana Placanica, CPS Infermiera
Sig.ra Antonella Muscatello, coadiutore amministrativo
INFORMAZIONI
Per prenotare una consulenza genetica accedere esclusivamente tramite C.U.P., chiamando al NUMERO VERDE 800 198 629 (da telefono fisso) o 0965.1870540 (da mobile) con una delle seguenti impegnative del medico curante:
- Codice 89.7 ( VISITA GENERALE) per Consulenza genetica pre-test in ambito pediatrico (anni 0-16)
- Codice 89.01 ( ANAMNESI BREVE O ABBREVIATA) per Consulenza Genetica pre-test in età adulta (dopo i 16 anni)
Per prenotare una AMNIOCENTESI o un CARIOTIPO rivolgersi direttamente alla UOSD di Genetica Medica nelle ore di apertura al pubblico dalle ore 11:00 alle ore 13:00 dal lunedì al venerdì o inviare una mail a [email protected]
Il ritiro dei referti è previsto durante l'orario di apertura al pubblico: dal Lunedì al Venerdì dalle ore 09:00 alle ore 10:30 e il lunedì ed il mercoledì dalle ore 14:00 alle ore 15:00, dal diretto interessato o da un suo delegato in presenza di delega e documenti d'identità del delegante e del delegato. Per disposizioni tassative del Responsabile Privacy ai sensi del Regolamento UE GPDP 8/2016 non è possibile inviare il referto in formato elettronico via e-mail al diretto interessato o al suo delegato nè è possibile ritirare online il referto del test genetico tramite il portale del Cittadino.
Per ulteriori informazioni inviare una mail a [email protected]
QUESTIONARIO DI GRADIMENTO (vedi allegato)
Presso l’UOSD è attivo un sistema di monitoraggio continuo del gradimento e soddisfazione del paziente utente: la modalità prevede la compilazione del sotto riportato questionario che dovrà essere inviato alla email istituzionale [email protected] o consegnato direttamente in reparto.
EMERGENZA COVID19 E MODIFICHE PRENOTAZIONE
La UOSD di Genetica Medica garantisce l’esecuzione degli esami in emergenza /urgenza (oncoematologia e diagnostica prenatale) durante l’intero periodo di emergenza Covid19, cosi come previsto dalle normative regionali, secondo le modalità di accesso e tempi di consegna previsti.
Per tutti gli esami non in urgenza, le prenotazioni seguiranno le direttive sanitarie aziendali.
CONSULENZA GENETICA I E II LIVELLO
Si effettua consulenza genetica pre e post natale per inquadramento diagnostico di patologie congenite e/o malformative, malattie monogeniche e multifattoriali familiari, complessi sindromici.
I soggetti con sindromi dismorfico-genetiche vengono valutati sia ai fini diagnostici che di follow up.
DIAGNOSI PRENATALE:AMNIOCENTESI
L'amniocentesi è una procedura medica mini-invasiva, eseguita tra la 15a e la 16° settimana di gestazione utilizzata prevalentemente per la diagnosi prenatale di anomalie cromosomiche. Essa consiste nell’analisi citogenetica, su liquido amniotico, per la ricerca delle più frequenti anomalie cromosomiche (di numero e struttura) riscontrabili alla nascita. Di routine, è eseguito, anche, il dosaggio dell’Alfa-fetoproteina per i Difetti del tubo neurale, mentre per patologie geniche che necessitano di metodiche di biologia molecolare è necessaria una precisa indicazione clinica.
L’amniocentesi è eseguita tra la 15a e la 16a settimana di gestazione.
Essa è indicata nei seguenti casi:
• Età materna superiore ai 35 anni
• Screening biochimico positivo nel II trimestre di gravidanza (Tri Test)
• Screening biochimico positivo nel I trimestre (Duo Test) e/o aumentata translucenza nucale
• Screening ecografico positivo per malformazioni congenite
• Presenza di precedente figlio (o feto) affetto da patologia cromosomica
• Presenza in un genitore di riarrangiamento cromosomico strutturale bilanciato
Alle pazienti e’ richiesta impegnativa obbligatoria prodotta dal medico curante con codice 89.7 (visita genetica). Nel corso della consulenza genetica saranno prescritte dallo specialista Genetista le diverse prestazioni
Nel caso in cui il medico curante volesse prescrivere direttamente le diverse prestazioni i codici di esame sono i seguenti:
PRIMA IMPEGNATIVA
AMNIOCENTESI PRECOCE cod.75.10.2
ECOGRAFIA OSTETRICA cod. 88.78
SECONDA IMPEGNATIVA
CARIOTIPO DA METAFASI DI LIQUIDO AMNIOTICO cod. 91.31.1
COLTURA DI AMNIOCITI cod. 91.33.4 (X2)
TERZA IMPEGNATIVA
AFP cod. 90.05.5
La paziente nel giorno prenotato per l’esecuzione dell’amniocentesi dovrà presentarsi alle ore 9:30 presso la UOSD di GENETICA MEDICA del Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria con la seguente documentazione:
- Impegnativa/e del medico curante (obbligatoria impegnativa di visita genetica 89.7)
- Esame più recente per Markers Epatite B ed Epatite C;
- Gruppo Sanguigno documentato da tesserino o da referto laboratoristico;
- Esame più recente per test di Coombs;
La paziente prima di eseguire l’amniocentesi potrà assumere al mattino una colazione leggera e dopo la consulenza GENETICA e la firma dei consensi informati eseguira’ l’esame in regime ambulatoriale presso la UOC di OSTETRICIA E GINECOLOGIA (5° Piano Torre L). Al termine dell’esame dopo un breve periodo di monitoraggio , la paziente potrà rientrare al proprio domicilio, e seguirà le indicazioni fornite in corso d’esame da parte dello specialista ginecologo. L’esame è eseguito mediante la coltura cellulare del liquido amniotico (tempo di attesa del referto pari a 15-20gg).
CARIOTIPO POST-NATALE
Con il termine cariotipo si indica, in citogenetica, la costituzione del patrimonio cromosomico di un individuo. Esso è dato dal numero e dalla morfologia dei suoi cromosomi. Nei soggetti normali esso è 46,XY nei maschi e 46,XX nelle femmine. L’analisi del cariotipo è eseguito sul sangue venoso ed è indicato in caso di:
• Sospetto di patologia cromosomica
• Studio familiare in presenza di una anomalia cromosomica
• Malformazioni congenite
• Precedenti nati morti e/o malformati
• Ritardo di crescita
• Ritardo psico/motorio e mentale
• Anomalie dello sviluppo puberale
• Poliabortività
• Sterilità di coppia
L’esame è eseguito ogni lunedì mattina
CARIOTIPO SU PRODOTTO ABORTIVO
Circa il 15-20% di tutte le gravidanze riconosciute esita in un aborto spontaneo e più del 50% dei prodotti abortivi presentano un cariotipo patologico. Lo studio citogenetico del prodotto abortivo è quindi di fondamentale importanza per lo studio delle cause dell’interruzione della gravidanza.
L’esame deve essere eseguito il più presto possibile sui tessuti fetali non fissati (conservati in soluzione fisiologica)
TROMBOFILIA GENETICA
La Trombofilia genetica è una malattia multifattoriale essendo il risultato di una interazione geni-ambiente. I geni, oggi noti, di suscettibilità alla trombosi sono delle varianti geniche (SNP). La variante FV Leiden conferisce un rischio trombotico 4-7 volte aumentato nei soggetti portatori in eterozigosi. La variante Protrombina G20210A si associa ad un rischio pari a 2-4 volte nel portatore in eterozigosi. La variante MTHFR C677T, si associa alla iperomocisteinemia che è oggi considerato un fattore di rischio indipendente cardiovascolare. La variante PAI-1, allele 4G, si associa ad alti livelli sierici di PAI-1 che comportano una riduzione delle fibrinolisi fisiologica. La variante HPA-1, allele b, si associa, invece, ad aumentata aggregabilità piastrinica.
La identificazione di una o piu` di queste varianti non significa che il soggetto portatore debba necessariamente manifestare, nel corso della sua vita, un evento trombotico, ma indica soltanto che e` presente un aumentato rischio di sviluppare la malattia, rispetto alla popolazione generale, specie quando esposto a specifici fattori ambientali scatenanti.
Lo studio di queste varianti geniche è soprattutto indicata in:
• Soggetti con storia familiare positiva per eventi tromboembolici ricorrenti
• Donne con storia familiare di trombosi che intendono assumere contraccettivi orali o terapia ormonale sostitutiva.
• Familiari di I grado di soggetti portatori di trombofilia genetica
• Soggetti con precedente episodio trombotico e/ tromboembolismo, specie se in eta` giovanile (< 50 aa), se “sine causa” o per cause minime, con trombosi in siti inusuali o con trombosi venose idiopatiche ricorrenti
• Donne con precedenti episodi di trombosi in gravidanza o nel post-partum
• Donne con poliabortivita`
MICRODELEZIONE Y
Le microdelezioni Y sono una importante causa di sterilità maschile. Esse sono presenti con una frequenza compresa tra l`1-10%. Le frequenze più basse sono osservate in soggetti infertili non selezionati, quelle più alte sono invece presenti nei soggetti affetti da azoospermia (assenza completa di spermatozoi nel liquido seminale). Esse sono costituite dalla delezione di regioni cromosomiche localizzate nel braccio lungo del cromosoma Y (AZFa, AZFb, AZFc), e dei geni in esse contenuti, individuabili solo mediante l`analisi del DNA.
FIBROSI CISTICA
La fibrosi cistica è la più comune malattia genetica autosomica recessiva della popolazione caucasica, con una incidenza di un soggetto affetto su 2500. Per il suo tipo di trasmissione genetica, entrambi i genitori di un soggetto ammalato risultano essere portatori sani del difetto genetico.
Ad oggi, sono state identificate più di 1300 mutazioni sul gene CFTR, responsabile della malattia, ed il loro effetto clinico può essere più o meno grave.
In considerazione dell`alta frequenza dei portatori sani nella popolazione generale è ormai di routine nei protocolli di indagine genetica che precedono una procreazione assistita, eseguire il test per la fibrosi cistica, in entrambi i componenti della coppia.
E` da tenere presente che i test molecolari,oggi utilizzati, per la identificazione dei portatori sani non sono capaci di identificare il 100% dei portatori. Infatti, soltanto le mutazioni più frequenti, sono normalmente analizzate ed un test negativo non esclude la possibilità che il soggetto possa essere portatore di una variante rara. In genere, il rischio residuo di essere portatore di una tale variante, dopo il test molecolare negativo, è pari a 1 su 100 (era di 1/25 prima della esecuzione del test).
Presso questa U.O. è possibile eseguire l’analisi molecolare per l’identificazione delle 56 mutazioni più frequenti nella popolazione europea. Il test è indicato per la diagnosi di stato di malattia in soggetto sintomatico, per la ricerca di stato di portatore in familiari di soggetto affetto e per lo screening di popolazione a rischio. In caso di PMA ( Procreazione medicalmente assistita) secondo le linee guida della Società Italiana di Genetica Umana (SIGU) il test per la fibrosi cistica è indicato nell'uomo in presenza di patologia CFTR-RD
X FRAGILE
La Sindrome dell’ X-Fragile (FraX) è la causa di ritardo mentale ereditario più frequente. La malattia è dovuta all’alterazione (mutazione) di un gene situato sul cromosoma X (FMR1). Nella maggior parte dei casi di FraX, l'alterazione responsabile della sindrome è l'espansione di una sequenza ripetuta di tre basi nucleotidiche (Citosina Guanina Guanina : tripletta CGG) a livello del gene FMR1. In particolare le persone che possiedono un numero di ripetizioni comprese tra 56 e 200 CGG vengono definite portatori sani della permutazione, e sono a rischio di avere figli affetti, specie se si tratta di donne. Nelle persone affette il numero di ripetizioni CGG supera, invece, le 200 copie. L’espansione della tripletta CGG a cui si associa un’ ulteriore modificazione del DNA, detta metilazione, provoca il mancato funzionamento del gene FMR1, e viene definita mutazione completa. I maschi con la mutazione completa presentano ritardo mentale di grado variabile (da lieve a grave) e tratti fisici caratteristici, mentre solo la metà delle femmine con la mutazione completa presenta i sintomi della malattia.
Il test è indicato per la diagnosi di stato di malattia in soggetto sintomatico e per la ricerca di stato di portatore in familiari di soggetto affetto.
Esame al momento non disponibile
NEUROFIBROMATOSI TIPO I
La neurofibromatosi di tipo 1 (NF1) o malattia di von Recklinghausen è una delle più comuni patologie genetiche, con un'incidenza di un caso su 2500-3000 soggetti indipendentemente dalla etnia e dal sesso. Si trasmette in modo autosomico dominante. Il gene NF1, responsabile della malattia, è localizzato sul braccio lungo del cromosoma 17, in 17q11.2. E' un grande gene onco-soppressore (350 kb, 60 esoni), che codifica per una proteina citoplasmatica, la neurofibromina. La NF1 è caratterizzata da una grande variabilità clinica, anche nell'ambito della stessa famiglia e nella maggioranza dei casi si limita alle macchie cutanee caffè e latte (75% dei casi), ma nel 25% dei pazienti si sviluppano tumori che vanno dai neurofibromi cutanei ai tumori del sistema nervoso, ai feocromocitomi, fino ai fibrosarcomi.
Presso questa U.O. è possibile eseguire l’analisi molecolare per ricerca di mutazioni causative di malattia e ricerca di microdelezioni del gene NF1 attraverso sequenziamento del gene e metodica MLPA. Indicata per la diagnosi di stato di malattia in soggetto sintomatico e per l’identificazione di familiari affetti in forma minima.
DIABETE MODY 2
Il MODY costituisce una delle forme più importanti di diabete da causa genetica nota. La sua prevalenza nell’ambito di tutte le forme di diabete è stimata essere intorno al 5%. Questa forma di diabete, che insorge di solito prima dei 25 anni, ha le caratteristiche del diabete di tipo 2 dell’adulto. Sono attualmente conosciute 6 forme di MODY causate da mutazioni di geni differenti, ma il maggior numero di pazienti descritti (75-90%) appartiene alle classi MODY 2 e MODY 3, clinicamente differenti tra loro. Il MODY 2 è caratterizzato da alterazioni del gene della glucochinasi (GCK), che esitano dal punto di vista clinico in una riduzione del 60% della secrezione insulinica indotta dal glucosio. I pazienti con MODY 2 hanno una forma lieve di diabete mellito, controllabile con dieta ed esercizio fisico o con l’aggiunta di anti-diabetici orali. Spesso la diagnosi, nelle donne, viene eseguita in gravidanza (diabete gravidico).
Presso questa U.O. è possibile eseguire l’analisi molecolare per ricerca di mutazioni causative di malattia nel gene GCK, attraverso sequenziamento del gene. Il test è indicato per la diagnosi di stato di malattia in soggetto sintomatico e per l’identificazione di familiari affetti.
DIABETE NEONATALE TRANSITORIO
Il diabete neonatale insulino-dipendente è una malattia rara che colpisce un neonato ogni 400.000-600.000. Sono state definite due entità cliniche, distinguibili in base alla loro evoluzione: il diabete neonatale transitorio (DNT) e il diabete neonatale permanente (DNP). Sia che si tratti di forma permanente o transitoria il diabete neonatale è associato di regola ad un ritardo di crescita intrauterina, che testimonia una secrezione insufficiente di insulina durante la vita fetale. Nelle forme transitorie, l'insulino-terapia può essere sospesa prima dei 18 mesi di vita. Ciononostante, alcuni pazienti conservano una tolleranza anomala al glucosio e sono stati descritti casi di ricomparsa del diabete, di solito durante l'adolescenza, che rendono necessario il controllo di questi bambini nel tempo. Disomie uniparentali del cromosoma 6 di origine paterna o anomalie di metilazione della regione 6q2.4 sono state ritrovate nei pazienti affetti da DNT. Presso questa U.O. è possibile eseguire l’analisi molecolare per la isodisomia del cromosoma 6 (regione 6q24) ed il test di metilazione per DNT.
SINDROME di GILBERT
La sindrome di Gilbert è una forma benigna di iperbilirubinemia indiretta, causata da una ridotta coniugazione epatica della bilirubina per una diminuita attività dell’enzima UGT. Ciò comporta livelli di bilirubina generalmente di poco sopra la norma che possono aumentare momentaneamente in condizioni quali: digiuno, ingestione di alcol, stress, febbre, infezioni, aumento dell'attività fisica.
Sono state recentemente definite le basi molecolari di questa sindrome e la forma più comune (oltre il 90% dei casi) dipende da una mutazione del promoter del gene UGT-1A. I soggetti normali presentano nel promoter di questo gene una sequenza conservata (TA) ripetuta 6 volte [(TA)6]. E’ stato dimostrato che la presenza di un dinucleotide TA aggiuntivo, per cui la sequenza diventa [(TA)7], determina la riduzione dell’attività enzimatica di circa il 30%.
Presso questa U.O. è possibile eseguire l’analisi molecolare per ricerca, in PCR, della variante [(TA)7]. Il test è indicato per la diagnosi di stato di malattia in soggetto sintomatico.
FEBBRE MEDITERRANEA
La febbre mediterranea familiare (FMF) è una malattia genetica autoinfiammatoria a trasmissione autosomica recessiva, caratterizzata da attacchi di febbre ricorrenti ed autolimintatesi con infiammazione acuta a carico di articolazioni, addome, torace e cute. La complicanza più grave della malattia è l`amiloidosi renale. Più di 120 mutazioni e polimorfismi nel gene MEFV sono stati identificati e la proteina espressa, pirina/marenostrina, svolge un ruolo inibitorio nel processo infiammatorio. La FMF colpisce prevalentemente le popolazioni del mediterraneo orientale, ma è anche presente in Spagna, Grecia, Cipro, ed Italia. Essa è particolarmente frequente in Calabria e Sicilia.
Presso questa U.O. è possibile eseguire l’analisi molecolare per l’identificazione delle 12 mutazioni più frequenti nella popolazione europea. Il test è indicato per la diagnosi di stato di malattia in soggetto sintomatico e per la ricerca di stato di portatore in familiari di soggetto affetto.
ANALISI RIARRANGIAMENTI SUBTELOMERICI
I riarrangiamenti che coinvolgono le regioni subtelomeriche dei cromosomi risultano abbastanza frequenti nei soggetti affetti da ritardo mentale (7.4% nei RM gravi e 0.5% nei RM lievi).
Sbilanciamenti subtelomerici che coinvolgono regioni al di sotto delle 5 Mb non sono rilevabili al microscopio ottico neppure con bandeggi ad alta risoluzione (400-550 bp) e per questo definiti “riarrangiamenti criptici”.
L’MLPA (Multiplex Ligation-dependent Probe Amplification) è una nuova tecnica di biologia molecolare adatta allo screening dei riarrangiamenti subtelomerici. Essa è, infatti, in grado di amplificare in PCR, simultaneamente, fino a 46 sequenze specifiche del DNA identificando delezioni e duplicazioni dei geni situati nelle regioni subtelomeriche.
Presso questa U.O. è possibile eseguire l’esame in MLPA per lo studio dei riarrangiamenti subtelomerici. Il test è indicato per l’inquadramento diagnostico di pazienti affetti da complessi sindromici polimalformativi associati o meno a ritardo mentale nei quali si sospetta una cromosomopatia.
DISTROFIA MUSCOLARE DUCHENNE/BECKER
La distrofia muscolare di Duchenne è una malattia genetica causata da alterazioni di un gene (DMD) localizzato nel cromosoma X che codifica per la proteina “distrofina”. Tale deficit porta alla perdita progressiva della forza muscolare e, di conseguenza, alla perdita delle abilità motorie. Ad essere colpiti dalla malattia sono soggetti di sesso maschile (uno su 3500 nati), mentre le femmine possono essere “portatrici sane”, tranne in rari casi in cui la sindrome si manifesta in forma lieve. La sindrome si manifesta nella prima infanzia, intorno ai tre anni, quando il bambino comincia a manifestare difficoltà a saltare, correre, salire le scale, alzarsi da terra. La patologia è progressiva.
Le mutazioni,nel gene, possono essere di vario tipo ed hanno come effetto quello di causare l'assenza totale della proteina. Altre mutazioni nello stesso gene, ma che non causano l'assenza totale della distrofina, sono responsabili di una forma molto più benigna di distrofia, la Distrofia Muscolare di Becker (DMB).
Un terzo circa dei casi di DMD nasce da madri che non sono portatrici sane. Presso questa U.O. è possibile eseguire l’analisi molecolare per ricerca di delezioni e/o riarrangiamenti a carico del gene DMD (Xp21.2) attraverso metodica MLPA. Indicata per l’inquadramento diagnostico di soggetti sintomatici nei quali si sospetta tale patologia ed analisi dei familiari a rischio.
S. di PRADER WILLI/S. di ANGELMAN
La Sindrome di Prader-Willi colpisce un bambino su 15000-20000 nati. Alla nascita, il neonato affetto presenta un grado piuttosto notevole di ipotonia muscolare che può causare difficoltà ad alimentarsi. Successivamente le manifestazioni cliniche principali riguardano le alterazioni comportamentali, prima fra tutte l’iperfagia, cioè l’assunzione incontrollabile di cibo, che causa obesità.
La Sindrome di Angelman (S.A.) è invece caratterizzata da dismorfismi facciali, ritardo mentale grave e crisi epilettiche. L’incidenza della sindrome è stimata fra 1 su 12.000 e 1 su 25.000.
Entrambe le sindromi costituiscono disordini genetici complessi derivanti da una anomalia genetica presente nel braccio lungo del cromosoma 15. Esse sono anche definite patologie dell’imprinting, in quanto la regione 15q11-q13, coinvolta in queste patologie, contiene geni che sono attivi in funzione dell’origine del cromosoma su cui si trovano (o materno o paterno).
I meccanismi patogenetici sono costituiti da delezioni della regione 15q11-q13, da disomia uniparentale (UPD) (paterna o materna), cioè ambedue i cromosomi 15 sono ereditati soltanto dal padre o dalla madre e da mutazioni del centro di imprinting.
Presso questa U.O. è possibile eseguire l’analisi molecolare per ricerca di delezioni, duplicazioni e/o anomalie dello stato di metilazione (difetto di imprinting) a carico della regione critica 15q11.2 attraverso metodica MS-MLPA. Il test è indicato per l’inquadramento diagnostico di soggetti sintomatici nei quali si sospetta una delle due patologie congenite.
S. di BECKWITH-WIEDEMANN / S. SILVER-RUSSELL
La sindrome di Beckwith-Wiedemann (SBW) è una sindrome rara caratterizzata da numerose anomalie, di cui le più tipiche sono i difetti della parete addominale (ernia ombelicale o onfalocele), macrosomia (grandi dimensioni del neonato) ed ipoglicemia neonatale.
Questa sindrome è la più comune tra le malattia da overgrowth (esagerato accrescimento). Le alterazioni del cromosoma 11 che la sottintendono coinvolgono infatti la regolazione dell’IGF2 (Insulin Growth Factor 2). La SBW è una patologia poligenica causata da disregolazione dell'espressione dei geni presenti nella regione cromosomica 11p15, che è una regione soggetta a imprinting.
La sindrome di Silver Russel (SSR) è una sindrome che si presenta con basso peso alla nascita, bassa statura, asimmetria laterale del corpo e dismorfismi. Il ritardo di crescita intrauterina rappresenta una manifestazione essenziale della sindrome di Russell-Silver. L'eziologia è eterogenea. Nel 10% dei pazienti è stata osservata disomia uniparentale materna del cromosoma 7. Circa il 40% dei casi mostra ipometilazione del gene H19, localizzato sulla regione 11p15 soggetta a imprinting, la stessa coinvolta nella SBW.
Presso la nostra Unità Operativa è disponibile l’analisi molecolare per ricerca di delezioni, duplicazioni e/o anomalie dello stato di metilazione a carico della regione critica 11p15 attraverso metodica MS-MLPA. Indicata per l’inquadramento diagnostico di soggetti sintomatici nei quali si sospetta una delle due patologie congenite
S. di DI GEORGE
La Sindrome da delezione di 22q11.2 è una malattia causata da microdelezione di una regione del cromosoma 22 (22q11.2). Colpisce 1 ogni 4.000 nati vivi. Le caratteristiche della sindrome variano ampiamente ed i sintomi caratteristici includono: difetti cardiaci del tipo tronco-conali, anomalie facciali, ipoplasia del timo, immunodeficienza T, palatoschisi, ipocalcemia. I sintomi della delezione di 22q11.2 sono così vari, da essere stati raggruppati in molte sindromi. Queste includono la Sindrome velo-cardio-facciale e la Sindrome di Di George.
La regione deleta contiene 30 geni, non tutti bene caratterizzati. Il gene più importante per l’insorgenza dei sintomi della sindrome è TBX1, un fattore di crescita particolarmente espresso nelle tasche branchiali III e IV, durante la vita embrionale, che spiega le modificazioni degli organi che originano in questa area (faccia, bocca, timo, cuore).
Presso la nostra Unità Operativa è possibile effettuare l’ analisi molecolare per ricerca di delezioni e/o riarrangiamenti a carico della regione critica VCF/Di George (22q11.2) eseguita attraverso metodica MLPA. Indicata per l’inquadramento diagnostico di soggetti sintomatici nei quali si sospetta tale patologia
S. di CHARCOT-MARIE-TOOTH TIPO IA/ HNPP
La malattia di Charcot-Marie-Tooth (CMT), è una sindrome neurologica ereditaria a carico del sistema nervoso periferico. Con il nome CMT sono indicate molte malattie, con sintomi anche estremamente diversi, la forma di gran lunga più diffusa è la 1A, che si caratterizza per perdita di tono muscolare e della sensibilità al tatto, in particolare agli arti inferiori al di sotto del ginocchio.
Un'alterazione del gene, situato sul cromosoma 17p11.2, che codifica per la Proteina Mielinica Periferica (PMP22) è responsabile della CMT tipo 1A. E' interessante notare che l'assenza di uno dei due geni della PMP22 (delezione) causa una forma particolare di neuropatia detta HNPP, in cui i nervi sono particolarmente suscettibili alla compressione, mentre la presenza di tre geni (duplicazione) determina la forma più frequente di CMT 1A.
Presso questa U.O. è possibile eseguire l’analisi molecolare per la ricerca di duplicazioni, delezioni e/o riarrangiamenti a carico della regione critica CMT1A, eseguita attraverso metodica MLPA. Indicata per l’inquadramento diagnostico di soggetti sintomatici nei quali si sospetta una delle due patologie neurologiche.
S. di LERY-WEILL
La Sindrome di LERY-WEILL (DLW) è caratterizzata da bassa statura, movimenti articolari del gomito ridotti, avambraccio corto, polso ”a dorso di forchetta”, ginocchia vare e gambe corte. L’intelligenza è normale e la trasmissione è di tipo autosomico dominante. Il quadro clinico si manifesta di solito intorno alla prima decade di vita, quando si fa più evidente il ritardo staturale e compaiono le tipiche alterazioni del polso.
Nel 77% dei pazienti con malattia di Leri-Weill è stata individuata una mutazione a carico del gene SHOX (short stature homeobox), mappato sulla regione pseudoautosomica 1 (PAR1) dei cromosomi sessuali (Xp22.33 e Yp11.32).
Presso questa U.O. è possibile eseguire l’ analisi molecolare per ricerca di mutazioni causative di malattia e ricerca di microdelezioni del gene SHOX attraverso sequenziamento del gene e metodica MLPA. Indicata per la diagnosi di stato di malattia di soggetti sintomatici nei quali si sospetta tale patologia
S. di RETT
La sindrome di Rett (RTT) è un grave disordine neurologico di origine genetica che colpisce esclusivamente le bambine (1:10.000/15.000). Anche se non si manifesta subito, questa malattia è presente dalla nascita e diventa evidente nel corso del secondo anno di vita. Le persone colpite dalla Sindrome di Rett presentano una grave disabilità a molti livelli, con mancanza dell’autosufficienza.
I primi sintomi della malattia sono: arresto dello sviluppo psicomotorio, perdita del linguaggio e delle abilità manuali, perdita di interesse per le persone e l'ambiente. In oltre il 50% delle persone affette da Sindrome di Rett è presente epilessia. La patologia è progressiva. La RTT è causata nell’85% dei casi da mutazioni nel gene MECP2 situato sul cromosoma X (Xq28).
Presso questa U.O. è possibile eseguire l’analisi molecolare per ricerca di mutazioni causative di malattia e ricerca di microdelezioni del gene MECP2 attraverso sequenziamento del gene e metodica MLPA. Indicata per la diagnosi di stato di malattia di soggetti sintomatici nei quali si sospetta tale patologia
S. di WILLIAMS
La sindrome di Williams, con un’incidenza di 1 su 20.000 nati, è un disordine “multisistema”, in cui sono presenti dimorfismi facciali e gravi anomalie sistemiche. Le alterazioni cardiovascolari sono riscontrate in circa l’80% dei casi e risultano essere la principale causa di morbilità e mortalità. La anomalia più frequente è la stenosi sopravalvolare aortica (SVAS). In media gli individui con sindrome di Williams rientrano nella categoria del ritardo mentale lieve o moderato, ma con diverso interessamento delle varie funzioni cerebrali. Dal punto di vista genetico la sindrome di Williams è dovuta ad una microdelezione sul cromosoma 7, regione q11.23. Questa microdelezione coinvolge, tra gli altri, il gene che codifica per l’elastina, un importante componente dei tessuti connettivi, in particolare delle arterie.
Presso questa U.O. è possibile eseguire l’analisi molecolare per la ricerca di delezioni e/o riarrangiamenti a carico della regione critica per la S. di Williams (7q11.23) attraverso metodica MLPA. Indicata per l’inquadramento diagnostico di soggetti sintomatici nei quali si sospetta tale patologia.
ATROFIA MUSCOLARE SPINALE
L'Atrofia Muscolare Spinale (SMA) è una malattia genetica dei motoneuroni del midollo spinale. Da queste cellule partono le fibre nervose che trasmettono i segnali motori ai muscoli e pertanto la SMA colpisce i muscoli volontari. L'Atrofia muscolare spinale è una malattia autosomica recessiva, ovvero si manifesta solo se entrambi i genitori sono portatori del gene responsabile della malattia. Esistono diversi tipi di SMA, in funzione dell’età di comparsa dei sintomi e della loro gravità (SMA di tipo I, II e III).
La SMA I, nota come Malattia di Werdnig-Hoffmann, si manifesta entro i primissimi mesi di vita o, in utero, con una riduzione dei movimenti fetali spontanei. Il neonato si presenta con ipotonia e paralisi dei muscoli degli arti e del tronco. La malattia ha un decorso rapido a causa della paralisi dei muscoli respiratori e raramente i bimbi superano l'anno di vita. Il gene coinvolto, SMN1, è localizzato sul cromosoma 5, nella regione q13, e svolge un’importante funzione nella sopravvivenza del motoneurone.
Presso la nostra Unità Operativa è possibile eseguire analisi molecolare per ricerca di delezioni e/o riarrangiamenti a carico della regione critica per la SMA di tipo I, II e III attraverso metodica MLPA. Indicata per l’inquadramento diagnostico di soggetti sintomatici nei quali si sospetta tale patologia e per la ricerca di stato di portatore in familiari di soggetto affetto.
CARIOTIPO MIDOLLARE
L’analisi del cariotipo midollare in oncoematologia permette di studiare le alterazioni cromosomiche, eventualmente, presenti nel clone neoplastico. Specifiche alterazioni cromosomiche sono, infatti, patognomoniche di una determinata leucemia, come la t(9;22) nella leucemia mieloide cronica e la t(15;17) nella leucemia acuta promielocitica. Altre specifiche alterazioni citogenetiche sono, poi, particolarmente associate ad uno specifico sottotipo di leucemia acuta o ad un particolare tipo istologico di linfoma. Esse rappresentano quindi un complemento fondamentale alla diagnosi citologica. Inoltre, l’identificazione di un marcatore citogenetico permette di valutare l’evoluzione della patologia, può dare indicazioni prognostiche e può indirizzare le scelte terapeutiche.
La citogenetica classica, infatti, oltre che nella prima fase diagnostica, svolge un ruolo primario nel follow-up delle patologia oncoematologiche e nella valutazione della risposta alla terapia.
Presso questa U.O. è possibile eseguire l’esame del cariotipo midollare (eparina, come anticoagulante) nei giorni dal Lunedì al Mercoledì.
FISH
L’analisi citogenetica classica può risultare insufficiente in alcune neoplasie ematologiche, a causa di un basso numero di cellule proliferanti presenti nel campione, o per assenza di metafasi. In questi casi le metodiche di citogenetica molecolare (FISH) possono essere di enorme ausilio. La FISH (Fluorescence In Situ Hybriditation) è una metodica di citogenetica molecolare che sfrutta la capacita` di un DNA a singola catena (sonda) di legarsi (ibridizzazione) ad un DNA complementare (target) sotto determinate condizioni di reazione. Oggi esistono sonde di ibridizzazione specifiche per tutti i cromosomi ed anche per sequenze di DNA in regioni cromosomiche specifiche. La FISH, inoltre, può essere utilizzata anche per lo studio della malattia minima residua.
JAK2 V617F
La Policitemia Vera (PV), la Trombocitemia Essenziale (TE) e la Mielofibrosi Idiopatica (MF), rientrano nell’ambito delle Sindromi mieloproliferative croniche (SMC) Philadelphia negative (Ph1 neg). La recente scoperta che la mutazione V617F nel gene JAK2, (fenilalanina al posto della valina in posizione 617) a livello del braccio corto del cromosoma 9, determina nella cellula staminale emopoietica (multipotente) una ipersensibilità ai vari fattori di crescita emopoietici (stem cell factor, eritropoietina, trombopoietina, fattore di crescita granulocitario, ecc.), con conseguente proliferazione trilineare (eritrociti, piastrine, leucociti in varie combinazioni a seconda dei casi), ha permesso una maggiore comprensione dell’eziopatogenesi delle Sindromi mieloproliferative croniche Ph1 negative. In questi disordini emoproliferativi il gene è mutato rispettivamente nell’80-90% (PV), 40-50% (TE)e 50% (MF) dei casi. Presso questa Unità Operativa è possibile eseguire l’ analisi molecolare per ricerca della mutazione V617F nel gene JAK2, sia su sangue midollare che su sangue periferico
BCR/ABL
La Leucemia Mieloide Cronica (LMC) è una malattia caratterizzata dalla presenza del cromosoma Philadelphia (Ph), che origina dallo scambio (traslocazione) di segmenti di DNA fra i cromosomi 9 e 22. A seguito di questo scambio una parte del gene ABL , sito sul cromosoma 9, si unisce ad una parte del gene BCR, sito sul cromosoma 22, formando un nuovo gene (chimerico), chiamato BCR-ABL. Il nuovo gene di fusione produce una proteina anomala, simile a quella normalmente prodotta da ABL, ma molto più potente nello stimolare la crescita delle cellule, grazie alla sua notevole attivita` tirosin chinasica (capacità di aggiungere un gruppo fosfato ad altre proteine cellulari, attivandole). La nuova proteina di fusione è quindi una proteina oncogena in quanto autoattivantesi (costitutivamente attivata).
A seconda del punto di rottura molecolare sui due geni si possono formare tre tipi di proteina bcr-abl (p210, p19 e la p230). La identificazione a livello molecolare dello mRNA di fusione ed il suo monitoraggio quantitativo sono utili non solo alla diagnosi della malattia ma anche per valutare l’efficacia della terapia e la prognosi (malattia minima residua). Bassi livelli di mRNA bcr-abl correlano, infatti, durante la terapia, con una ridotta attivita` proliferativa del clone neoplastico.
Presso questa Unità Operativa è possibile eseguire l’ analisi molecolare per il dosaggio quantitativo dell’mRNA di fusione bcr/abl in RQ-PCR (real time quantitativa), sia su sangue midollare che su sangue periferico. Presso questa Unità Operativa è possibile eseguire il test molecolare con la seguente impegnativa:
° 1 estrazione DNA (91.36.5) + n° 2 analisi di mutazione del DNA (91.29.4). L’esame è eseguito dal lunedì al giovedì di ogni settimana
FARMACOGENETICA 5FU-DPYD
Il 5-fluorouracile (5-FU) è un farmaco antitumorale impiegato da solo o in associazione con altri farmaci nel trattamento di numerose neoplasie tra cui tumori mammari, colon-rettali e dell'area testa-collo. Nell'1% dei pazienti, esso è causa d'insorgenza di effetti tossici di particolare gravità, talvolta mortali, a livello ematico, neurologico e gastrointestinale.
Il 5-FU è metabolizzato dall’organismo in 5-fluoro-5,6-diidrouracile (5-FDHU) dall'enzima di-idropirimidina deidrogenasi (DPD) presente in molti tessuti tra cui il fegato, principale organo di detossificazione. Recentemente è stata individuata una sostituzione nucleotidica a livello dell'introne 14 del gene della DPD che risulta essere implicata nello splicing dell'esone 14. Questa mutazione causa la delezione nell'esone 14 nella proteina e la sua totale inattivazione biologica. Circa il 50% di tutte le deficienze di DPD sono riconducibili alla sostituzione nucleotidica di un residuo di guanina in arginina a livello dell'introne 14.
Presso questa Unità Operativa è possibile eseguire il test molecolare con la seguente impegnativa:
° 1 estrazione DNA (91.36.5) + n° 3 analisi di mutazione del DNA (91.29.4).
FARMACOGENETICA UGT
L'irinotecan è un agente chemioterapico usato per il trattamento di varie forme tumorali solide come il cancro al colon e ai polmoni. La farmacocinetica e la tossicità del farmaco è determinata dalla variabilità genetica del gene UDP-glucorosil-transferasi A1 (UGT1A1). Nella popolazione generale si osservano tre principali genotipi a livello del promotore di questo gene: il genotipo omozigote wild type (TA)6/6, caratterizzato da 6 ripetizioni del dinucleotide timidina-adenina, il genotipo mutato (TA)7/7 con 7 ripetizioni del dinucleotide TA, e il genotipo eterozigote (TA)6/7 che possiede su un cromosoma l'allele wild type e sull'altro cromosoma l'allele con la ripetizione aggiuntiva. L'introduzione del dinucleotide extra determina una diminuizione dell'attività enzimatica epatica di UGTA1A1 con conseguente aumento dei livelli del metabolita attivo dell'irinotecan (SN-38 attivo) ed insorgenza di gravi effetti collaterali, tra cui diarrea e neutropenia, rispetto a pazienti con genotipo (TA)6/6.
Presso questa Unità Operativa è possibile eseguire il test molecolare con la seguente impegnativa:
n° 1 estrazione DNA (91.36.5) + n° 1 analisi di mutazione del DNA (91.29.4) per Irinotecan.
FARMACOGENETICA TPMT
L'enzima tiopurine S-metiltransferasi (TPMT) è essenziale per il normale metabolismo dei farmaci tiopurinici antitumorali tra i quali azatioprina, 6-mercaptopurina e 6-tioguanina.
Pazienti con una ridotta attività di TPMT tendono ad accumulare i metaboliti tossici di farmaco e sono quindi a rischio di tossicità. Il 95% dei casi di deficienza dell'enzima TPMT sono stati associati a tre particolari alleli: TPMT*2, TPMT*3A e TPMT*3C. Ognuna di queste forme alleliche codifica per una proteina TPMT che subisce una rapida degradazione causa l'inattivazione dell'enzima. Circa il 10% della popolazione è eterozigote e presenta un allele mutato del gene TPMT. Questa condizione è associata ad un’attività ridotta dell’enzima; un soggetto su 300 è omozigote per mutazioni di TPMT ed è privo di attività enzimatica.
L'utilità del test genetico per l'identificazione di pazienti, con ridotta attività dell'enzima TPMT, è stata ampliamente documentata nel management di pazienti con leucemia linfoblastica acuta.
Per la esecuzione del test è necessaria la seguente impegnativa: n° 1 estrazione DNA (91.36.5) + n° 3 analisi di mutazione del DNA per TPMT ( 91.29.4).
ONCOLOGIA MOLECOLARE KRAS
La proteina K-ras appartiene alla superfamiglia delle GTPAsi, il cui ruolo consiste nella trasduzione degli stimoli ad origine dai recettori dei fattori di crescita della superficie cellulare. Il cetuximab, è un anticorpo monoclonale chimerico diretto contro il recettore del fattore di crescita epidermico (EGFR). In presenza di questo farmaco, il segnale di trasduzione scatenato dall’EGFR non si attiva, con conseguente riduzione dello stimolo proliferativo neoplastico. Una certa percentuale dei tumori del colon retto pari a circa il 30-35%, presenta delle mutazioni nel proto-oncogene KRAS. Queste mutazioni comportano l’attivazione costitutiva della proteina K-ras indipendentemente dai segnali dell’EGFR. Tali mutazioni coinvolgono, nel 90% dei casi, i codoni 12 e 13 del gene, nell’esone 2. Ne deriva quindi che:
• se il gene KRAS è normale (wild-type), la corrispettiva proteina oncogena non è costitutivamente attiva ed il tumore è sensibile ai farmaci anti-EGFR
• se la proteina KRAS è mutata, la corrispettiva proteina oncogena è costitutivamente attivata ed il tumore è insensibile ai farmaci anti-EGFR.
Per tale ragione, nei pazienti con carcinoma metastatico del colon-retto, si raccomanda di effettuare la ricerca dello stato mutazionale del gene KRAS, sul tessuto tumorale, prima di decidere il trattamento con cetuximab.
Presso questa Unità Operativa è possibile eseguire il test molecolare sul tessuto tumorale fresco o conservato in paraffina. Per la esecuzione dell’esame è necessario contattare direttamente l’Unità Operativa di Genetica Medica
ONCOLOGIA MOLECOLARE EGFR
Dal punto di vista clinico è possibile distinguere il tumore polmonare a piccole cellule dal tumore polmonare non a piccole cellule (NSCLC). L'importanza di questa suddivisione istologica è legata al diverso tipo di trattamento, dato che a differenza del microcitoma, il tumore NSCLC mostra una bassa sensibilità alla chemioterapia. Il recettore di membrana EGFR risulta essere iperespresso nel 40-80% dei tumori polmonari e la sua espressione correla con una prognosi sfavorevole, una maggiore capacità di metastatizzazione ed una ridotta sopravvivenza. Nel carcinoma del polmone NSCLC, i principali studi con farmaci anti-EGFR hanno utilizzato prevalentemente gli inibitori della tirosin-chinasi, quali erlotinib e gefitinib che sono in grado di bloccare la trasduzione del segnale. La percentuale di risposta alla terapia con questi inibitori non supera però il 10-20% dei pazienti. Sottogruppi di pazienti particolarmente sensibili al trattamento con tali inibitori sono quelli il cui tumore presenta delle mutazioni nel gene EGFR. Queste mutazioni sono del tipo “gain of function”, con maggiore attività del recettore. Le mutazioni più comuni sono le delezioni nell’esone 19 e la mutazione L858R nell’esone 21, che insieme costituiscono circa il 90% delle mutazioni identificate. Lo status mutazionale del gene EGFTR, nel tessuto tumorale, può avere quindi un impatto considerevole nelle decisioni terapeutiche da intraprendere in caso di NSCLC.
Presso questa Unità Operativa è possibile eseguire il test molecolare sul tessuto tumorale fresco o conservato in paraffina. Per la esecuzione dell’esame è necessario contattare direttamente l’Unità Operativa di Genetica Medica
ONCOLOGIA MOLECOLARE MGMT
La Temozolomide è un agente chemioterapico, somministrato per via orale, che è normalmente utilizzato nel trattamento del glioma, un tumore cerebrale. La principale azione citotossica di questo farmaco è svolta, come tutti gli altri agenti alchilanti, mediante la formazione di “cross-links” a livello della doppia elica del DNA tumorale, che quando non riparate causano la morte della cellula. La O6-achilguanina-DNA-alchiltransferasi è un’importante proteina, coinvolta nel “ DNA-repair “, codificata dal gene MGMT. Una volta che il tumore si è sviluppato, la presenza o assenza dell’attività catalitica della MGMT svolge un ruolo critico nella risposta alla terapia. La MGMT può, infatti, riparare i danni indotti dal chemioterapico, rimuovendo i “cross-links”, mentre le cellule tumorali che non la esprimono non sopravvivono dopo trattamento con l’agente alchilante.
Il silenziamento del gene MGMT, nei gliomi, è stato associato alla ipermetilazione del promoter del gene ed i tumori con il promotore ipermetilato sono stati riportati essere maggiormente sensibili agli agenti alchilanti, quali la carmustina (BCNU), procarbazina, lomustina (CCNU), la temozolomide (TMZ), la ciclofosfamide.
Lo stato di metilazione del promoter del gene MGMT, nel tessuto tumorale, può avere quindi un impatto considerevole nelle decisioni terapeutiche da intraprendere in caso di glioma.
Presso questa Unità Operativa è possibile eseguire il test molecolare sul tessuto tumorale fresco o conservato in paraffina. Per la esecuzione dell’esame è necessario contattare direttamente l’Unità Operativa di Genetica Medica
ACCERTAMENTO PATERNITÀ
L'analisi del DNA, per l’accertamento della paternità, si basa sul rilevamento di normali variazioni che sono presenti a livello del genoma di ogni individuo (polimorfismi). Per ogni individuo, la determinazione contemporanea di queste variazioni permette di ottenere un profilo genetico. La determinazione del profilo genetico comporta la genotipizzazione di 9-16 regioni del DNA (loci) altamente polimorfiche in lunghezza, variabili da individuo ad individuo, conosciute come regioni Microsatelliti o STR (Short Tandem Repeat). Ad eccezione dei gemelli monozigoti, che risultano perfettamente uguali, il profilo genetico di ogni individuo è praticamente unico.
La paternità viene ESCLUSA nel caso in cui le caratteristiche genetiche del padre putativo discordino con quelle del figlio oggetto di indagine. La paternità viene, invece, ATTRIBUITA qualora le caratteristiche genetiche del padre e del figlio concordino. In quest’ultimo caso, viene effettuata un’analisi statistica dei risultati ed infine viene fornita una percentuale di attribuzione, che sarà più o meno prossima al 100%. Attualmente, la determinazione del profilo genetico di un individuo si basa sull'analisi di un numero di loci polimorfici sufficiente per ottenere una probabilità di paternità superiore al 99,999%.
Per la esecuzione dell’esame è necessario contattare direttamente l’Unità Operativa di Genetica Medica.